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Sì, viaggiare e tutti i figli sono speciali
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 30 APRILE 2013
Nelle famiglie con figli speciali, logicamente le maggiori attenzioni sono per il più debole.
Ciò non vuol dire trascurare gli altri figli, vuol dire impostare le priorità in modo che ognuno abbia ritagliato il suo spazio.
Non ho mai sentito i ragazzi lamentarsi perché le attenzioni erano proiettate più sul debole, ho visto genitori dividersi quando c’erano le manifestazioni, le recite e i saggi dei figli. Se poteva partecipare il figlio più debole andava all’evento, in caso contrario rimaneva a casa con uno dei genitori.
Io personalmente ho avuto due figlie, ma non posso dire che la grande abbia risentito per le nostri maggiori attenzioni sulla piccola. Comunque il mio caso non fa assolutamente testo avendo le mie due figlie la bellezza di 19 anni di differenza. Posso invece dire di essermi avvalsa della collaborazione della figlia grande, che più che una sorella è quasi un’altra madre.
La grande porta sempre la sorella in ogni suo viaggio, insieme hanno girato tutta la Sardegna, da qualche anno stanno girando l’Europa, domenica sono in Belgio per alcuni giorni.
I viaggi che fanno sono culturali, ma per la piccola sono full immersion per far lavorare la memoria.
Amanti entrambi della fotografia (malattia di famiglia!), partono sempre con memorie fotografiche gigantesche, le guide spiegano i percorsi, a casa scaricano il materiale mentre la sorella grande ricorda le tappe alla piccola e la interroga continuamente. Non sono interrogatori ma sono ripassi gioiosi di luoghi visitati, il ricordo di usanze e costumi differenti dai nostri.
Un “lavoro” svolto comunque con tecnica e professionalità essendo la grande una docente, il qualcosa in più che rende il loro rapporto unico è comunque l’amore che le lega. La grande riesce ad “inquadrarla” quando vede che esagera per esuberanza, la piccola sotto la minaccia di non essere portata nel prossimo viaggio si dà una calmata.
Devo dire che questi viaggi sono un’ottima terapia.
Approfondendo troppo gli argomenti sia a scuola che a casa, l’ultima volta forse abbiamo esagerato.
La piccola per Pasqua ha avuto un moto di ribellione: si è rifiutata di andare a Varsavia in Polonia. Motivo? Non voleva vedere i campi di concentramento. Non c’è stato niente da fare, per lei erano fonte di enorme dolore. A nulla sono vale le tesi della sorella che individuava in quelle visite, solo una parte del viaggio, il resto era festante.
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